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lunedì 25 aprile 2016

25 aprile a Campo di Giove con la neve

CAMPO DI GIOVE - Freedom Trail, Festa della Liberazione, Treno Storico e neve...

Per quanto strano, questa mattina il paese si è svegliato sotto una nevicata che ha imbiancato case e strade almeno fino al pomeriggio
(nella foto, tratta dalla pagina Facebook dell'Associazione "Le Rotaie", la sosta odierna del "Treno della Liberazione" presso la stazione del paese).

La situazione climatica è tornata ora alla normalità ma non ha di certo reso facile sia la marcia del Sentiero della libertà sia la cerimonia di omaggio ai Caduti in piazza A. Duval tenuta dal Sindaco.

La nevicata inconsueta per il periodo, ha determinato rallentamenti alla circolazione delle auto soprattutto dei turisti che, dopo aver trascorso il fine settimana a Campo di Giove, si accingevano a ritornare nella zona di Napoli percorrendo il Valico della Forchetta o il Piano delle Cinque Miglia.

Tornando al tema del giorno, di seguito pubblico alcuni estratti di un documento redatto dalla giornalista Marisa Errico Catone. Si tratta del giudizio espresso sul libro del Prof. Italo De Vincentiis "I paralipomeni al ragazzo della Valle" in cui si elogiano i racconti del protagonista circa le vicende vissute durante la Seconda guerra mondiale nel paese di origine: Campo di Giove...

"E’ la seconda guerra mondiale, tuttavia, il vero leit motiv di questa narrazione, che, come correttamente il nipote prefatore sostiene, 'non è un romanzo ma una biografia'.



Quello in corso negli anni ’40 fu un conflitto orrendo, che sconvolse, oltre il generale tessuto sociale, anche il microcosmo innevato della Maiella, ma non riuscì a trasformare in comparse indifferenti gli abitanti di Campo di Giove, a rischio della propria vita, medici, ferrovieri, contadini, casalinghe e studenti riuscirono a tenere alta la fiaccola della libertà e della opposizione alla tirannia, affrontando pericoli non indifferenti, pur di salvare chi veniva presso di loro per nascondersi ai persecutori.



A tale proposito è straordinaria, per immediatezza e colore, la pagina in cui viene descritta la fuga dalla finestra, nella strada innevata, di coloro che si erano rifugiati (17 persone, non una!) nella casa ospitale di un giovane coraggioso fino all’eroica incoscienza.



[…] La storia del Capitano Cangini e del suo salvataggio tra le cupe forre e aspre rocce della Maiella ha i tempi precisi e nervosi di una valida sceneggiatura cinematografica. I camion tedeschi carichi di rastrellati, la chiesetta trasformata in un campo di detenzione, con la latrina allocata dietro l’altare, mentre un rivolo d’acqua, scavato nel pavimento, serve a qualsiasi uso, quasi a sintetizzare il gelido orrore dei lager nazisti.



[…] L’Abruzzo forte e gentile resta il grande interprete dell’epoca in cui, tra gli orrori della guerra, uomini e donne, ricchi e poveri, membri di un fiero popolo contadino, riuscirono a salvare la vita a centinaia di sconosciuti, spesso a costo della propria."

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